Startup e PMI innovative in crescita nonostante la pandemia. Ma qual è il ruolo del commercialista?
Con l’aumento esponenziale di questo tipo di realtà cresce anche il bisogno di assistenza professionale a questo tipo di realtà. Spesso però i nuovi imprenditori si rivolgono a soggetti che non hanno la giusta preparazione per assisterli nelle fasi del ciclo di vita del progetto. La figura del Dottore Commercialista può essere cruciale per il successo dell’iniziativa.
Nonostante la pandemia e la crisi economica che ne è conseguita il numero di startup e PMI innovative continua a crescere. E’ un dato di fatto che ci viene fornito dai numeri periodicamente pubblicati dal sistema delle Camere di Commercio e dal portale startup.registroimprese.it.
E’ altrettanto un dato, a mio parere, che molti colleghi Dottori Commercialisti, nonostante le startup esistano da quasi 10 anni, non abbiano mai preso seriamente in considerazione l’attività di consulenza a favore di queste realtà. Vengono considerate troppo rischiose o troppo poco profittevoli. In alcuni casi il pregiudizio ritengo sia dettato anche da una sottovalutazione della complessità dell’attività di supporto alle imprese innovative. In questo contesto con la Fondazione Centro Studio UNGDCEC, alla fine dello scorso anno, abbiamo costruito un percorso di ben 36 ore rivolto ai colleghi che vogliono specializzarsi in questo tipo di consulenza, che ha riscosso un positivo riscontro.
C’è però, a mio parere, un problema di fondo che sempre più spesso percepisco prestando assistenza a queste realtà, ovvero la loro difficoltà (o riottosità) ad accedere a risorse professionali qualificate, che possano aiutarle nel percorso intrapreso.
Nel corso del 2021 ho fornito assistenza alla nascita di diverse startup, costruendo statuti su misura dei soci, con clausole che ne potessero bilanciare gli interessi e oggetti sociali che potessero conformarsi agli (spesso mutevoli) aspetti di business delle nuove attività. Ho però, purtroppo, assistito soggetti che si sono costituti in autonomia come Srls o con statuti che che si sono rivelati non coerenti con le volontà del socio o dei soci. La lettura, l’interpretazione e la modifica di uno statuto, pur nell’ambito di una preziosa assistenza notarile, è un esercizio tecnico complesso che necessita di assistenza qualificata e multidisciplinare. Le startup in questo senso non sono da meno, e anzi hanno peculiarità che rendono l’attività ancora più complessa.
Ma qual è rischio di non adottare un buon statuto, mi si dirà?
Il rischio minore è quello di dover modificare lo statuto e di sostenere costi aggiuntivi, notarili e di consulenza. Potremmo però nei casi più gravi, trovarci in presenza di amministratori che inconsapevolmente agiscono e operano senza rispettare lo statuto sociale, esponendosi al rischio di azioni di responsabilità, ovvero non riuscire a gestire in maniera composta e predeterminata un dissidio tra soci, portando allo stallo la società. Infine, potremmo perdere opportunità di business e di raccolta/risparmio di denaro.
E la pianificazione economico-finanziaria? Non è un tema che riguarda solo le imprese innovative, ma credo che gli startupper, forse per la minore esperienza, siano maggiormente coinvolti nell’affidarsi al proprio intuito o a soggetti poco qualificati in questo ambito, che offrono spesso soluzioni iper-semplificate. Negli ultimi tempi, rispetto a questa attività, sempre più spesso ci ritroviamo a dover rielaborare piani predisposti autonomamente o spesso da sedicenti advisor, che tipicamente comprendono solo conti economici a 3-5 anni. Non sono minimamente considerate la dinamica patrimoniale e la dinamica finanziaria, il che rende il business plan totalmente inutilizzabile. Quali sono poi le assunzioni alla base del piano? Come si finanzierà l’impresa? Sono stati considerati i tempi di incasso/pagamento? Quali i tempi di restituzione delle risorse ricevute? Sono stati adeguatamente individuati gli investimenti necessari ed il periodo di ammortamento?
In questo caso il rischio è la totale inconsapevolezza del percorso intrapreso e l’impossibilità di rendersi conto dei segnali di crisi qualora questi si manifestassero. Ma è anche e soprattutto la perdita di credibilità nei confronti di soggetti finanziatori, siano essi Istituti di credito o investitori, che non saranno in grado di dare la giusta valorizzazione al progetto.
Ed è proprio quando ci si interfaccia con questi soggetti che, a mio parere, deve emergere una professionalità spiccata, che non si può improvvisare. Chi investe in Startup e PMI innovative solitamente è un soggetto strutturato, che si avvale di risorse professionali specializzate in ambito M&A. Conosce i riti e le prassi del settore, e conosce a fondo i risvolti e gli esiti che comportano l’adottare le diverse soluzioni offerte. Questo sia da un punto di vista giuridico, che da un punto di vista contabile e fiscale.
Prova ne sono state le diverse operazioni di investimento nelle quali abbiamo dato la nostra assistenza nel 2021, soprattutto quelle in cui il ricorso alla professionalità del Dottore Commercialista è stato tardivo. Come conseguenza ci siamo trovati a dirimere diversi aspetti dell’operazione che non erano stati adeguatamente considerati. Contrattualistica assolutamente carente, assente o non rispondente alla norma. Mancata tutela del fondatore. Atti il cui contenuto non era assolutamente replicabile avanti ad un notaio, operazioni in cui la dinamica fiscale non era minimamente considerata. LOI, accordi di investimento e termsheet esplosivi. Aumenti di capitale non immaginati correttamente.
In ognuno di questi casi mancava nel team di consulenza una figura, quella del Dottore Commercialista.
Molti associano la figura del commercialista a quella del mero contabile, dell’esattore delle imposte o intermediario per i dichiarativi fiscali. Senza fornire alcuna accezione negativa a queste attività – anche noi le svolgiamo – non bisogna però confondere i piani. Siamo professionisti con una preparazione ed un’esperienza trasversale. A partire da questa, alcuni di noi svolgono attività contabile e fiscale, altri invece si specializzano in alcuni aspetti del mondo aziendale, come possono essere startup e PMI innovative, e conoscono più approfonditamente le peculiarità di quel settore.
Andreste mai da chi non è geometra/ingegnere/architetto per farvi costruire la casa? Fareste mai fare i calcoli statici ad un ingegnere gestionale anzichè ad uno strutturista? Come vi sentireste ad abitarci se lo faceste? Andreste mai da un dermatologo se aveste un problema agli occhi?
Pochi esempi per farvi capire che all’interno della stessa professione ci possono essere varie sensibilità e varie specializzazioni, e l’assistenza a startup e PMI innovative o la preparazioni in ambito societario/M&A sono tra queste. Il consiglio è quindi quello di farvi sempre assistere nel Vostro percorso da Dottori Commercialisti, privilegiando quei professionisti che sono in linea con le Vostre esigenze ed aspettative. Come i medici e gli ingegneri, peraltro, anche i Dottori Commercialisti hanno una preparazione di base che permette di intendere il Vostro percorso di startup o re-startup da intraprendere, e possono assistervi anche indicandovi altri professionisti specializzati qualora ritengano che le Vostre necessità non possano essere completamente soddisfatte.
E’ un principio deontologico che siamo tenuti a rispettare, anche questo a garanzia di un corretta consulenza al cliente.