M&A – Lo Studio sulla stampa specializzata

Poter assistere i Clienti nelle fasi più delicate del loro percorso imprenditoriale rappresenta sempre un momento di crescita per il professionista e per tutto lo Studio.

Siamo onorati di aver assistito i nostri clienti in una così importante operazione di aggregazione.

Riportiamo di seguito il testo dell’articolo apparso su LegalCommunity all’indirizzo https://legalcommunity.it/relife-cbm-casagrande-studi/

Relife acquisisce CBM e Casagrande, tutti gli studi

Il gruppo Relife, controllato da F2i e partecipato da Xenon Private Equity VII e dal mangament, specializzato nella gestione del processo di valorizzazione della raccolta rifiuti differenziata, ha acquisito l’intero capitale sociale di CBM – Centro Brianza Macero srl e di Casagrande Dario srl, società attive rispettivamente nelle aree della Lombardia e del Veneto nella raccolta e commercio di carta da macero e di altri rifiuti avviati al recupero.

In entrambe le operazioni Relife è stata assistita, per tutti gli aspetti legali, Gelmetti studio legale associato, con un team composto dal socio Pierfrancesco Gelmetti, e dagli associate Gabriele Moioli Lorenzo Colletti, in stretto coordinamento con il general counsel del gruppo Relife, Antonio Meli.

I venditori sono stati assistiti dall’avvocato Nicoletta Bazzi dello studio legale Bazzi e dallo studio Priori con un team composto dal socio Marcello Priori coadiuvato da Simone Dalledonne (partner) e Lorenzo Basola (associato).

I venditori di Casagrande Dario sono stati assistiti da A-legal, con il partner Alessandro Alfano, e per gli aspetti fiscali da Zeta Professionisti, con Sebastiano Zanette.

Startup e PMI innovative in crescita nonostante la pandemia. Ma qual è il ruolo del commercialista?

Con l’aumento esponenziale di questo tipo di realtà cresce anche il bisogno di assistenza professionale a questo tipo di realtà. Spesso però i nuovi imprenditori si rivolgono a soggetti che non hanno la giusta preparazione per assisterli nelle fasi del ciclo di vita del progetto. La figura del Dottore Commercialista può essere cruciale per il successo dell’iniziativa.

Nonostante la pandemia e la crisi economica che ne è conseguita il numero di startup e PMI innovative continua a crescere. E’ un dato di fatto che ci viene fornito dai numeri periodicamente pubblicati dal sistema delle Camere di Commercio e dal portale startup.registroimprese.it.

E’ altrettanto un dato, a mio parere, che molti colleghi Dottori Commercialisti, nonostante le startup esistano da quasi 10 anni, non abbiano mai preso seriamente in considerazione l’attività di consulenza a favore di queste realtà. Vengono considerate troppo rischiose o troppo poco profittevoli. In alcuni casi il pregiudizio ritengo sia dettato anche da una sottovalutazione della complessità dell’attività di supporto alle imprese innovative. In questo contesto con la Fondazione Centro Studio UNGDCEC, alla fine dello scorso anno, abbiamo costruito un percorso di ben 36 ore rivolto ai colleghi che vogliono specializzarsi in questo tipo di consulenza, che ha riscosso un positivo riscontro.

C’è però, a mio parere, un problema di fondo che sempre più spesso percepisco prestando assistenza a queste realtà, ovvero la loro difficoltà (o riottosità) ad accedere a risorse professionali qualificate, che possano aiutarle nel percorso intrapreso.

Nel corso del 2021 ho fornito assistenza alla nascita di diverse startup, costruendo statuti su misura dei soci, con clausole che ne potessero bilanciare gli interessi e oggetti sociali che potessero conformarsi agli (spesso mutevoli) aspetti di business delle nuove attività. Ho però, purtroppo, assistito soggetti che si sono costituti in autonomia come Srls o con statuti che che si sono rivelati non coerenti con le volontà del socio o dei soci. La lettura, l’interpretazione e la modifica di uno statuto, pur nell’ambito di una preziosa assistenza notarile, è un esercizio tecnico complesso che necessita di assistenza qualificata e multidisciplinare. Le startup in questo senso non sono da meno, e anzi hanno peculiarità che rendono l’attività ancora più complessa.

Ma qual è rischio di non adottare un buon statuto, mi si dirà?

Il rischio minore è quello di dover modificare lo statuto e di sostenere costi aggiuntivi, notarili e di consulenza. Potremmo però nei casi più gravi, trovarci in presenza di amministratori che inconsapevolmente agiscono e operano senza rispettare lo statuto sociale, esponendosi al rischio di azioni di responsabilità, ovvero non riuscire a gestire in maniera composta e predeterminata un dissidio tra soci, portando allo stallo la società. Infine, potremmo perdere opportunità di business e di raccolta/risparmio di denaro.

E la pianificazione economico-finanziaria? Non è un tema che riguarda solo le imprese innovative, ma credo che gli startupper, forse per la minore esperienza, siano maggiormente coinvolti nell’affidarsi al proprio intuito o a soggetti poco qualificati in questo ambito, che offrono spesso soluzioni iper-semplificate. Negli ultimi tempi, rispetto a questa attività, sempre più spesso ci ritroviamo a dover rielaborare piani predisposti autonomamente o spesso da sedicenti advisor, che tipicamente comprendono solo conti economici a 3-5 anni. Non sono minimamente considerate la dinamica patrimoniale e la dinamica finanziaria, il che rende il business plan totalmente inutilizzabile. Quali sono poi le assunzioni alla base del piano? Come si finanzierà l’impresa? Sono stati considerati i tempi di incasso/pagamento? Quali i tempi di restituzione delle risorse ricevute? Sono stati adeguatamente individuati gli investimenti necessari ed il periodo di ammortamento?

In questo caso il rischio è la totale inconsapevolezza del percorso intrapreso e l’impossibilità di rendersi conto dei segnali di crisi qualora questi si manifestassero. Ma è anche e soprattutto la perdita di credibilità nei confronti di soggetti finanziatori, siano essi Istituti di credito o investitori, che non saranno in grado di dare la giusta valorizzazione al progetto.

Ed è proprio quando ci si interfaccia con questi soggetti che, a mio parere, deve emergere una professionalità spiccata, che non si può improvvisare. Chi investe in Startup e PMI innovative solitamente è un soggetto strutturato, che si avvale di risorse professionali specializzate in ambito M&A. Conosce i riti e le prassi del settore, e conosce a fondo i risvolti e gli esiti che comportano l’adottare le diverse soluzioni offerte. Questo sia da un punto di vista giuridico, che da un punto di vista contabile e fiscale.

Prova ne sono state le diverse operazioni di investimento nelle quali abbiamo dato la nostra assistenza nel 2021, soprattutto quelle in cui il ricorso alla professionalità del Dottore Commercialista è stato tardivo. Come conseguenza ci siamo trovati a dirimere diversi aspetti dell’operazione che non erano stati adeguatamente considerati. Contrattualistica assolutamente carente, assente o non rispondente alla norma. Mancata tutela del fondatore. Atti il cui contenuto non era assolutamente replicabile avanti ad un notaio, operazioni in cui la dinamica fiscale non era minimamente considerata. LOI, accordi di investimento e termsheet esplosivi. Aumenti di capitale non immaginati correttamente.

In ognuno di questi casi mancava nel team di consulenza una figura, quella del Dottore Commercialista.

Molti associano la figura del commercialista a quella del mero contabile, dell’esattore delle imposte o intermediario per i dichiarativi fiscali. Senza fornire alcuna accezione negativa a queste attività – anche noi le svolgiamo – non bisogna però confondere i piani. Siamo professionisti con una preparazione ed un’esperienza trasversale. A partire da questa, alcuni di noi svolgono attività contabile e fiscale, altri invece si specializzano in alcuni aspetti del mondo aziendale, come possono essere startup e PMI innovative, e conoscono più approfonditamente le peculiarità di quel settore.

Andreste mai da chi non è geometra/ingegnere/architetto per farvi costruire la casa? Fareste mai fare i calcoli statici ad un ingegnere gestionale anzichè ad uno strutturista? Come vi sentireste ad abitarci se lo faceste? Andreste mai da un dermatologo se aveste un problema agli occhi?

Pochi esempi per farvi capire che all’interno della stessa professione ci possono essere varie sensibilità e varie specializzazioni, e l’assistenza a startup e PMI innovative o la preparazioni in ambito societario/M&A sono tra queste. Il consiglio è quindi quello di farvi sempre assistere nel Vostro percorso da Dottori Commercialisti, privilegiando quei professionisti che sono in linea con le Vostre esigenze ed aspettative. Come i medici e gli ingegneri, peraltro, anche i Dottori Commercialisti hanno una preparazione di base che permette di intendere il Vostro percorso di startup o re-startup da intraprendere, e possono assistervi anche indicandovi altri professionisti specializzati qualora ritengano che le Vostre necessità non possano essere completamente soddisfatte. 

E’ un principio deontologico che siamo tenuti a rispettare, anche questo a garanzia di un corretta consulenza al cliente.

Bitcoin Ethereum e altre criptovalute. Devo inserirle in dichiarazione dei redditi?

Ultimamente sono sempre più frequenti le richieste di chiarimenti legate al trattamento delle criptovalute e delle monete digitali.

Molti, già da diverso tempo, seriamente o per gioco, hanno iniziato ad interessarsi al tema e ad investire delle somme di denaro in questi asset. Recentemente però questi asset si stanno apprezzando in maniera molto veloce e sempre più persone detengono portafogli che, a fronte di un investimento iniziale limitato, ora hanno raggiunto valori considerevoli. In molti vorrebbero liquidare le proprie posizioni o capire, a questo punto, quali sono le criticità fiscali a loro carico. Ma cosa comporta il possesso o la compravendita di criptovalute a livello dichiarativo? Vediamo i principali dubbi che stanno emergendo.

 

Nel 2020 ho acquistato delle criptovalute, ma non hofatto altre transazioni oltre all’acquisto iniziale, devo dichiararne il possesso?

Sì, quando questi asset sono detenuti per il tramite di una piattaforma exchange che ha sede all’estero, occorre dichiarane il possesso mediante presentazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi, che rappresenta parte del Mod. Redditi PF. Il quadro RW può essere presentato autonomamente anche da chi utilizza il mod. 730. Il possesso delle chiavi private su supporti detenuti in Italia, senza l’ausilio di alcun exchange, esonera dalla presentazione.

 

Effettivamente avevo letto qualcosa relativamente al quadro RW, ma avevo capito che c’era una soglia di esonero dalla presentazione al di sotto dei 15.000 euro. Non è così?

Il limite di 15.000 euro di valore massimo complessivo raggiunto nel corso del periodo d’imposta, al di sotto del quale non è necessario il monitoraggio fiscale non sarebbe applicabile nel caso delle criptovalute Tale limite, infatti, si riferisce ai conti correnti e depositi esteri, mentre le criptovalute sono state assimilate alle “altre attività finanziarie”, che utilizzano un diverso codice di monitoraggio; oltretutto, i conti correnti estero scontano una piccola imposta, non dovuta per le criptovalute. Il mio consiglio è quindi quello di dichiarare le criptovalute a prescindere dal valore posseduto.

 

Capisco. A dire la verità avevo fatto un piccolo acquisto già nel 2019, ma non ho dichiarato nulla perché pensavo ci fosse la franchigia di 15.000 euro, che succede ora?

La sanzione per omesso monitoraggio fiscale correlato al quadro RW comporta l’applicazione della sanzione che varia dal 3% al 15% dei relativi valori non dichiarati (dal 6% al 30% per le attività detenute in Paesi Black List). La sanzione, inoltre, in caso di redditi esteri non dichiarati (se ci sono state plusvalenze che era necessario riportare in dichiarazione) va dal 90% al 180% per l’infedele dichiarazione, con aumento di 1/3 trattandosi di redditi esteri. Puoi però avvalerti del ravvedimento operoso, che ti permette di ridurre in maniera significativa la sanzione (fino ad 1/7 per violazioni relative al periodo d’imposta 2019). E’ quindi opportuno regolare la posizione non appena possibile.

 

E se avessi fatto anche delle transazioni per monetizzare i miei guadagni? Devo pagare le imposte?

Ai fini IRPEF le valute virtuali possono generare un reddito diverso, tassabile secondo la previsione dell’art. 67 del TUIR: può dunque rilevare ogni conversione di bitcoin con altra valuta virtuale (o da valute virtuali in euro) realizzata per effetto di una cessione a pronti se la giacenza media dell’insieme dei “wallet” (portafoglio elettronico, considerato l’equivalente di un deposito tradizionale ai fini dell’art. 67) detenuti dal contribuente, ha superato il controvalore di 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi (risoluzione n. 72/E del 2016). In caso di acquisti/cessioni plurime, dovrà essere utilizzato il criterio LIFO. 

Le plusvalenze realizzate per effetto di una cessione di criptovalute a termine costituiscono sempre redditi diversi. Di conseguenza, come tali, devono essere indicate nel quadro RT del modello Redditi PF di dichiarazione ed essere assoggettate ad imposta sostitutiva con aliquota del 26 per cento.

 

La mia attività sugli exchange sta fruttando e sta diventando piuttosto impegnativa, devo aprire una partita iva?

No, quando l’attività è personale o comunque non rivolta al pubblico, non è necessario aprire una partita iva. L’attività di intermediazione e di compravendita di criptovalute rivolta al pubblico, invece, è attività riservata e può essere svolta solo se si è in possesso di determinati requisiti.

 

Con la mia società vorrei registrare un NFT, ma per farlo ho bisogno di acquistare Ethereum, posso farlo?

Sì, è possibile farlo ed è legale. Per le società e per le imprese (quindi anche ditte individuali) le criptovalute sono considerate al pari di una valuta estera, e devono essere quindi applicate le stesse regole di
tassazione previste nel caso di operazioni effettuate, ad esempio, in dollari (Ris. n. 72/E/2016). 

Lo stesso intervento dell’Agenzia delle Entrate ha altresì chiarito che le operazioni di acquisto e cessione di criptovalute in alternativa all’uso della moneta tradizionale sono considerate operazioni di cambio valuta e pertanto esenti IVA.

 

Ok ma come si valutano le criptovalute se le detengo al termine dell’esercizio?

I bitcoin e le criptovalute che a fine esercizio sono nella disponibilità (a titolo di proprietà) della Società devono essere valutati secondo il cambio in vigore alla data di chiusura dell’esercizio e tale valutazione assume rilievo ai fini fiscali ai sensi dell’articolo 9 Tuir.

Vista la particolare natura dell’asset, si preferisce però considerarlo come un credito, anche se il suo valore è caratterizzato elevato tasso di volatilità e frutto di una funzione algoritmica.

 

Affitto d’azienda e crisi d’impresa

E’ stato pubblicato il documento elaborato dal Tavolo Tecnico “CRISI D’IMPRESA”, istituito in occasione del Congresso Straordinario UNGDCEC del 13 novembre 2020, sul tema “L’affitto d’azienda nella crisi d’impresa“.

La monografia è stata redatta grazie al contributo degli Unionisti di tutta Italia, tra cui anche il dott. Sebastiano Zanette.

I contributi hanno portato all’elaborazione delle idee e alla formulazione di importanti proposte sfociate poi nel manifesto presentato in occasione del Forum del 17 dicembre 2020.

Il documento è disponibile su sito dell’UNGDCEC o cliccando qui

Sei pronto a riavviare la tua impresa?

Dopo un dialogo con alcuni partner dello Studio, è nata l’idea di intraprendere un’iniziativa comune, volta a supportare le aziende che hanno subito uno stop forzato a causa dell’emergenza e che vogliono, non appena possibile, riavviare la propria attività con le giuste basi.

L’idea è quella di identificare l’impatto che la chiusura prolungata ha avuto sull’attività, studiare le opportune azioni da adottare, pianificare i prossimi mesi e, se del caso, attingere a forme di supporto agevolato o intraprendere azioni di riorganizzazione che possano dare miglior respiro all’attività.

  COME?

Definendo fabbisogni e fonti finanziarie, monitorando la redditività

  • verifica la struttura finanziaria, le scadenze degli impieghi e delle fonti e ricerca l’equilibrio mediante l’implementazione e l’utilizzo degli strumenti adatti o la rinegoziazione dei contratti in essere;
  • verifica dove la redditività viene creata o distrutta e intraprendi le giuste azioni correttive.

Implementando sistemi di controllo e reporting affinchè:
  • fungano da guida per un’analisi più approfondita e ti garantiscano un monitoraggio costante anche in futuro;
  • possano essere utili a prevenire situazione di tensione e difficoltà che dovessero manifestarsi.
Elaborando piani industriali, business plan, budget di cassa e piani industriali:
  • piani e budget, di orizzonte temporale medio-breve, devono rappresentare il primo fattore da implementare nell’attività, adattando analiticità e intervalli temporali in base alle esigenze.
  • monitora costantemente le previsioni, garantendo la possibilità di adottare le necessarie azioni correttive, assicurando la continutià aziendale.

Verifica la presenza e l’applicabilità di strumenti di finanza agevolata, contributi a fondo perduto, fiscalità di favore:

  • analizza gli strumenti finanziari comunitari e nazionali a disposizione ed effettua un’analisi di fattibilità e di coerenza del tuo progetto rispetto agli obiettivi del programma.
  • Vvrifica l’esistenza di garanzie o agevolazioni, anche fiscali, a supporto del tuo piano di investimenti
 
Attuando, se necessario, operazioni di ristrutturazione e riorganizzazione:
  • verifica la necessità di cambiamenti radicali a livello di assetti organizzativi, di struttura societaria e di modelli di business;
  • analizza la sostenibilità e la struttura attuale e valuta gli strumenti alternativi a disposizione offerti dall’ordinamento
 
Il progetto è stato sviluppato in team con alcuni partner dello studio:
  • Dott.ssa Giovanna Primo, collega esperta in controllo di gestione e budgeting;
  • WeErope, partner dello studio per ciò che concerne finanza agevolata, contributi a fondo perduto e progetti legati all’innovazione;
  • ErgonGroup, società specializzata in innovazione, trasferimento tecnologico, formazione e consulenza strategica.
Qualora necessario, il team è a disposizione per individuare ulteriori professionalità che possono risultare di supporto per il buon esito del progetto.

VUOI MAGGIORI INFORMAZIONI?

Descrivici le tue necessità!

    Nasce l’Associazione Commercialisti Triveneto per il Tribunale

    Nasce l’Associazione Commercialisti Triveneto per il Tribunale, costituita assieme ai colleghi Davide Iafelice, Francesca Tomada, Antonia Simona Terlizzi, Eva Trinchero, Federica De Pieri, Marta Rico e Anna Zanon, al fine di promuovere lo sviluppo, la diffusione e lo studio delle procedure di insolvenza della crisi d’impresa, delle consulenze tecniche d’ufficio e di parte, delle esecuzioni immobiliari, della crisi da sovraindebitamento, ed in generale dei rapporti tra gli iscritti all’albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili ed il Tribunale. Associatevi per partecipare alle nostre iniziative al sito https://www.assotrib.it/

    Convegno Nazionale Ungdcec di Chieti – I gruppi di imprese e le nuove disposizioni previste nel codice della crisi

    Alcuni immagini dell’intervento del Dott. Zanette nell’ambito del Workshop “I gruppi di imprese e le nuove disposizioni previste nel codice della crisi”, che si è svolto nel corso del convegno nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili nel fine settimana appena trascorso.

    Un importante momento di confronto e di approfondimento, assieme al collega Dott. Francesco Puccio, su un tema profondamente innovato e riformato dal nuovo Codice della Crisi D’Impresa e dell’Insolvenza.

    Responsabilità degli amministratori: la quantificazione del danno nel nuovo Codice della crisi -Norme e Tributi Mese 9/2019

    Il dott. Sebastiano Zanette è uno degli autori dell’articolo in tema di responsabilità degli amministratori apparto nell’ultimo numero di Norme e Tributi Mese, redatto in collaborazione con i colleghi Claudio Turi e Francesco Maria Rescigno. Il nuovo Codice della Crisi sarà l’argomento al centro del Convegno Nazionale UNGDCEC di Chieti, al quale il dott. Zanette l’opportunità di intervenire quale relatore nell’ambito del Workshop “I gruppi di imprese e le nuove disposizioni previste nel codice della crisi”.

    https://www.normetributidigital.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi-mese/2019-09-10/responsabilita-amministratori-quantificazione-danno-nuovo-codice-crisi-153723.php?uuid=ACoZYPa

    Quaderno KNOS “Il Dottore Commercialista 4.0: sfide e opportunità della digitalizzazione”

    Il dott. Sebatiano Zanette, quale componente della Commissione di Studio Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili “Professionista e studi professionali: digitalizzazione, organizzazione, responsabilità e riforma delle professioni”, ha avuto il piacere di dare il proprio contributo alla stesura del Quaderno KNOS “Il Dottore Commercialista 4.0: sfide e opportunità della digitalizzazione”, trattando i temi dell’organizzazione degli studi professionali assieme al collega di Venezia Simone De Giosa.

    Si tratta di un – ci auguriamo prezioso – focus sull’impatto della digital transformation negli studi professionali e delle opportunità che la stessa sta facendo nascere nel nostro lavoro. Un’interessante lettura per tutti, Dottori Commercialisti e non.

    http://www.centrostudiungdcec.it/editoriale/quaderni-knos/2019/05/27/Quaderno_n._9_-_Area_Professionale_-_Maggio_2019/236

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